Il prolasso è una patologia che colpisce maggiormente le donne sopra i 50 anni (circa 3 su 10) e le donne che hanno avuto figli. Si tratta di un disturbo spesso legato a incontinenza urinaria, dolori vaginali, stipsi e altre sintomatologie.
La riabilitazione del pavimento pelvico ricopre un ruolo importantissimo nella cura del prolasso, in quanto ha lo scopo di rafforzare il perineo, ovvero quell’insieme di legamenti, tessuti connettivali e muscolari che sostengono gli organi coinvolti nel problema.
Con questo articolo proverò a spiegarvi meglio il problema, quali sono i sintomi da non sottovalutare e chiarire come la riabilitazione del perineo possa contribuire alla soluzione.
Cos’è il prolasso uterovaginale
Per prolasso urogenitale si intende la progressiva discesa verso il basso e talvolta fuori dall’introito vaginale di uno o più organi pelvici attraverso la vagina. Il prolasso è determinato dal cedimento delle strutture fasciali e muscolari del bacino (pavimento pelvico) che contengono e sostengono vescica, utero e retto.
Quali sono gli organi pelvici?
La vescica è un organo muscolare cavo che funziona da riserva per le urine. E’ situato all’interno del bacino, tra l’osso del pube (anteriormente) e l’utero posteriormente.
L’utero è l’organo pelvico situato tra la vescica (anteriormente) ed il retto posteriormente. L’utero è l’organo della gestazione la cui parte terminale si inserisce sulla vagina.
Il retto è l’ultimo tratto dell’intestino. Si trova tra l’osso sacro (posteriormente) e l’utero (anteriormente).
L’uretra è il tratto finale in cui passa l’urina prima di fuoriuscire. Poggia posteriormente sulla vagina (parete vaginale anteriore).
Tutti questi organi sono sostenuti dalla muscolatura del pavimento pelvico.
Forme e stadi del prolasso
A seconda dell’organo coinvolto, è possibile distinguere diverse forme di prolasso:
- Il cistocele è un cedimento patologico della parete vaginale anteriore che porta allo scivolamento della vescica in vagina.
- L’isterocele è la dislocazione del collo dell’utero nella vagina.
- Il rettocele si manifesta in seguito ad un danno o indebolimento delle strutture fasciali che sostengono la parete vaginale posteriore per cui il retto protrude in vagina.
Possiamo inoltre definire quattro stadi del prolasso, a seconda della gravità:
- di I grado, quando l’ organo prolassato, pur spostato verso il basso, è ancora all’interno del canale vaginale;
- di II grado, quando affiora alla rima vulvare senza tuttavia uscirne;
- di III grado, quando sporge al di fuori di essa;
- di IV grado, quando è totalmente al di fuori.
Cause del prolasso urogenitale e soggetti a rischio
Il prolasso urogenitale avviene in seguito a sollecitazioni meccaniche (come il parto) o a indebolimenti strutturali associati a carenze ormonali che possono sopraggiungere.
Il prolasso è quindi una patologia più facilmente riscontrabile nelle donne con una età maggiore ai 50 anni e nelle donne che hanno avito figli. La menopausa è tra le principali cause del prolasso perché modifica lo stato di salute del pavimento pelvico e contribuisce a provocarne il rilassamento.
Con minore probabilità, il prolasso urogenitale si riscontra anche nelle donne più giovani che non hanno avuto figli. I fattori di rischio del prolasso, oltre al parto, sono:
- Predisposizione genetica.
- Obesità.
- Lavori pesanti che richiedono sforzi muscolari eccessivi e ripetitivi.
- Malattie croniche che portano continuo aumento della pressione intra-addominale.
- Collagenopatie, cioè patologie congenite che porta lassità legamentosa.
Sintomi del prolasso
E’ importante fare attenzione ai sintomi del prolasso, che spesso vengono sottovalutati o addirittura trascurati:
- sensazione di peso a livello genitale /perineale
- sensazione di corpo estraneo in vagina
- dolori vaginali durante i rapporti
- difficoltà a mantenere in sede un assorbente interno
- nei casi più gravi, sanguinolento della mucosa vaginale
- urgenza o difficoltà ad urinare, nel caso il prolasso interessi la vescica
- perdita di urina sotto sforzo
- problema ad espellere feci, in caso di rettocele
Questi sono campanelli di allarme comuni alla maggior parte dei disturbi legati al pavimento pelvico e non è detto che siano sintomo di un prolasso. Di fronte ad una di queste sintomatologie è consigliato rivolgersi subito al proprio medico o direttamente ad un ginecologo.
Per una corretta diagnosi
Gli esami da eseguire sono:- Una visita specialistica uroginecologica permette al medico di capire quali sono i sintomi della paziente e di valutarne la gravità tramite la storia clinica del paziente e un’accurata visita uro-ginecologica.
- Le indagini strumentali permettono d’identificare eventuali alterazioni della funzione vescicale come la sua capacità, la funzione di svuotamento (minzione) e la capacità contenitiva dello sfintere dell’uretra.
- La valutazione della muscolatura del pavimento pelvico viene effettuata per valutare la capacità contrattile della stessa e valutare la necessità di un’eventuale correzione del disturbo della paziente tramite ginnastica rieducativa perineale.
- Esami di secondo livello come l’ecografia pelvica, l’ecografia delle vie urinarie o renale.
Trattamento del prolasso
Il prolasso urogenitale non si risolve spontaneamente e, se non diagnosticato e trattato in fase iniziale (I° grado), può evolvere fino a raggiungere il III°-IV° grado ed addirittura fuoriuscire dalla vagina. Il trattamento del prolasso, superato il II° grado, è esclusivamente chirurgico e prevede un ricovero.
Nei casi di prolasso urogenitale di grado lieve, invece, è possibile intervenire con la riabilitazione perineale. Il trattamento per mezzo della ginnastica del pavimento pelvico ha lo scopo di educare la donna a contrastare e diminuire gli aumenti di pressione addominale, utilizzando correttamente la muscolatura perineale.
Esistono poi due trattamenti innovativi, indolori e non invasivi, che consentono di esaltare i risultati dell’attività di riabilitazione del perineo, riducendo i tempi di guarigione:
- Elettroporazione – E’ una tecnologia che può essere definita come una “siringa virtuale” dove un particolare impulso elettromagnetico fa sì che un principio attivo venga assorbito “senza aghi” per via transdermica, garantendo una più alta concentrazione ed efficacia solo sulle zone interessate.
- Radiofrequenza – Per mezzo di specifici applicatori capaci di indurre un aumento della temperatura, la tecnologia a radiofrequenza ripristina il potenziale energetico delle membrane cellulari e stimola la produzione di collagene, garantendo così effetti rigenerativi sulla zona interessata (vagina e perineo) fin dai primi trattamenti.